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Dipendenza Affettiva: Quando l’Amore Diventa Prigione

L’essere umano è un essere relazionale. Fin dalle origini della vita, il legame con l’altro è fonte di protezione, regolazione emotiva e costruzione del sé. Tuttavia, in alcune dinamiche relazionali, il bisogno di vicinanza affettiva si trasforma in dipendenza: un legame disfunzionale e asimmetrico, in cui l’altro diventa indispensabile per il proprio equilibrio emotivo.

Che cos’è la dipendenza affettiva?

La dipendenza affettiva non è semplicemente “amare troppo”: è una condizione psicologica in cui il bisogno dell’altro diventa totalizzante. La persona dipendente non riesce a tollerare l’assenza, l’ambivalenza o il distacco del partner (reale o idealizzato) e vive la relazione in modo ansioso, possessivo e svalutante verso sé stessa.

Non si tratta di una forma di amore sano o maturo, ma di una relazione basata su:

  • Paura dell’abbandono
  • Bassa autostima
  • Bisogno costante di approvazione e conferma
  • Sottomissione emotiva o annullamento del sé
  • Difficoltà a porre limiti o dire di no

Spesso, la persona dipendente si lega a partner evitanti, sfuggenti o addirittura abusanti, in una dinamica di attaccamento che riproduce modelli relazionali antichi e irrisolti.

Le radici della dipendenza

Le origini della dipendenza affettiva vanno cercate spesso nell’infanzia. Lì dove l’amore è stato condizionato, incostante o ambivalente, il bambino impara che il legame è precario e va conquistato continuamente. Questa esperienza primaria può portare a sviluppare uno stile di attaccamento insicuro, caratterizzato da una costante ricerca di rassicurazione e da una percezione instabile del valore personale.

In età adulta, questa ferita si riattiva nelle relazioni intime, portando la persona a vivere l’altro come l’unica fonte possibile di sicurezza, identità e senso.

La trappola della relazione-farmaco

Nella dipendenza affettiva, il partner diventa una sorta di “farmaco emotivo”: il suo amore (o la sua presenza) calma l’ansia, mentre la distanza provoca vere e proprie crisi da astinenza, simili a quelle da sostanze. L’altro è visto come salvatore, ma anche come giudice, mentre il proprio sé viene progressivamente annullato per mantenere il legame.

Spesso, questi rapporti si mantengono attraverso dinamiche cicliche: idealizzazione, fusione, frustrazione, rottura, riconciliazione. Ogni separazione viene vissuta come un lutto intollerabile, ogni rifiuto come una conferma del proprio valore nullo.

Dott.ssa Luisa Talassano
Psicologa Psicoterapeuta
Genova

Dott.ssa Luisa Talassano

Psicologa Psicoterapeuta

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Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione/Provincia Liguria col n.1459 dal 2002

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